Come avere più commenti su Facebook e Instagram

Di Riccardo Esposito | Pubblicato il - Aggiornato il

Per aumentare i commenti su Facebook e Instagram devi creare contenuti che stimolino la conversazione, come domande, sondaggi, e richieste di opinioni. Usa le call to action e rispondi ai commenti per creare ulteriori discussioni.


Aumentare i commenti di Facebook e Instagram è un obiettivo. Qui si nasconde il concetto di engagement, il coinvolgimento del pubblico. Uno dei valori fondanti della strategia di comunicazione online è proprio questo: il dialogo tra gli attori.

aumentare i commenti di facebook e instagram
Come ricevere più commenti.

Quindi devi trovare il modo per migliorare il lavoro. Scrivere per i social non basta, pubblicare articoli del blog va bene ma non è sufficiente. Devi trovare il modo per spingere le interazioni su Instagram, Facebook e altre realtà. Da dove iniziare?

Perché non ricevo commenti?

Le interazioni sono la linfa vitale di blog e piattaforme social network: sono sinonimo di vita, interesse da parte degli utenti, e ti danno la possibilità di creare relazioni virtuose. Ma anche di dare credibilità al tuo brand se fai un lavoro di comment marketing.

Ricevere più commenti, quindi, è un’attività fondamentale. Ovviamente non è un obiettivo semplice, e spesso l’assenza di interazione scoraggia i blogger della prima ora. Lo stesso vale per i social media manager, anche perché l’engagement resta una metrica fondamentale. Ma quali sono le regole di base per aumentare i commenti di Facebook e Instagram?

Oltre a creare contenuti di qualità, concetto che cambia in base alla piattaforma, puoi mettere in pratica una serie di tecniche per migliorare il coinvolgimento.

Ad esempio puoi usare le call to action e inserire domande per chiamare in causa chi legge. Devo interagire con tutti i commenti? Certo, magari lascia degli inneschi per non chiudere la conversazione. Magari così la rilanci e sviluppi nel tempo.

Da leggere: come aumentare i retweet su Twitter

Ricevere più commenti è importante

Per aumentare i commenti di Facebook e Instagram devi lavorare sodo. Hai bisogno di creare contenuti che sappiano accendere l’interesse dei lettori. In più devi snellire il processo di inserimento, dare motivo per lasciare la propria opinione nei post.

Ma qual è il modo per aumentare subito i commenti di un social network? Dai ciò che desideri: cerca progetti del tuo settore e inizia a lasciare contributi. Devi dare prima di ricevere, partecipare alle conversazioni in modo attivi.

Devi rispondere a tutti i commenti? Certo, le conversazioni devono essere sempre curate. Senza fare spam e spingere inutilmente verso i tuoi obiettivi commerciali.

Aumentare commenti Instagram

Cosa considerare per avere successo su Instagram: se quell’utente ha interagito con i tuoi contenuti in passato, quando hai pubblicato, il numero di Mi piace e commenti.

Ecco perché è così importante aumentare le interazione su Instagram. Quindi, oltre a seguire le regole di base (pubblica contenuti di qualità, usa le call to action e invita gli utenti a commentare con domande e interrogativi) devi scegliere il contenuto.

come aumentare i commenti su instagram
Cosa attira i commenti su Instagram.

Secondo Mention, se vuoi migliorare le discussioni su questo social e ricevere più commenti su Instagram devi puntare sui video. Questi contenuti ricevono il 38% in più di coinvolgimento rispetto ai post con immagini e più del doppio dei commenti. Ma posso usare gli hashtag di Instagram per aumentare l’engagement?

hashtag commenti instagram
Gli hashtag non aiutano ad aumentare i commenti.

No, sempre secondo la ricerca di mention, non esiste una chiara correlazione tra l’uso dell’hashtag e l’ingaggio di una relazione tra chi pubblica e l’audience.

Il contenuto coinvolgente è tale per i suoi meriti, non grazie a queste etichette. Gli hashtag di Instagram non aiutano i contenuti poco validi ad avere risultati migliori.

Aumentare commenti Facebook

Algoritmo simile, metriche che si incrociano. Anche per Facebook il post più coinvolgente è video. Zuckerberg ha confermato di concentrarsi sulle interazioni e premiare i contenuti in grado di intrattenere il pubblico. Se vuoi aumentare i commenti su Facebook questa è la soluzione ideale: video e dirette.

aumentare commenti facebook
I video sono i contenuti preferiti per aumentare i commenti.

Secondo Buzzsumo, i video su Facebook ottengono il 59% in più di coinvolgimento (quindi commenti, Mi Piace e share) rispetto ad altri post. Le foto sono interessanti, ma i video superano le immagini del 73% quando si tratta di coinvolgimento del pubblico. E ciò riguarda anche l’aumento dei commenti.

A patto che si rispettino alcune regole. Ad esempio quella della trascrizione del testo: le persone guardano i video anche a volume basso quindi c’è bisogno del testo che riporti i dialoghi. Inoltre ricorda che non sempre i video lunghi sono ideali per aumentare i commenti su Facebook: 3/4 minuti è la soluzione ideale.

video facebook
La durata ideale dei video su Facebook.

Un discorso simile riguarda il numero di caratteri dei post scritti. Quanto deve essere lungo un post su Facebook per ottimizzare l’engagement? Se vuoi migliorare il coinvolgimento, mantieni i tuoi post di Facebook non più lunghi di 50 caratteri.

Come avere tanti visualizzazioni su Facebook, aumentare la portata organica e migliorare la tua attività su Fan Page e profilo? Il lavoro di social media copywriting è sempre importante. Soprattutto per scrivere un post di successo su Facebook.

engagement su facebook
Lunghezza ideale dei post per aumentare il coinvolgimento.

Questo passaggio incrocia la tendenza di un consumo passivo con un’attenzione breve. Devi essere in grado di catturarla velocemente e il testo breve è l’ideale.

Voglio più commenti su YouTube

Come aumentare le interazioni e ricevere più commenti su questo social pensato per caricare e condividere video? Una delle soluzioni migliori è quella di lasciare una call to action alla fine della registrazione caricata, chiedila espressamente.

Come aumentare i commenti su YouTube.

Poi rispondi ai messaggi lasciati e intavola discussioni, le regole per aumentare i commenti sono più o meno le stesse. E ricorda che tra le regole SEO YouTube le interazioni hanno un peso. Quindi sviluppa le interazioni con grande attenzione.

Da leggere: aumentare visite blog WordPress

Come aumentare i commenti

Vuoi migliorare le prestazioni dei tuoi contenuti per quanto riguarda il coinvolgimento, la discussione e l’engagement? In poche parole, hai bisogno di ricevere più commenti su Facebook, Instagram, YouTube e altri profili social? Queste sono le regole da seguire. Ora aspetto i tuoi suggerimenti. Proprio qui, nei commenti.

Riccardo Esposito

Sono un senior copywriter e un web writer freelance. Mi occupo di scrittura online dal 2009, mi sono specializzato nella stesura di piani editoriali per blog aziendali. Ho scritto 3 libri dedicati al mondo del blogging e della scrittura online (bio di Riccardo Esposito).

Categoria: Social network

21 commenti su “Come avere più commenti su Facebook e Instagram”

  1. C’è anche da tener presente una cosa: il mondo del blogging è fatto di contatti spesso spicci e veloci. A volte si lascia un commento (anche ben ponderato) riguardo un post ma non si torna a leggere la discussione che si è potuta innescare.
    A me, che leggo svariati blog, succede quando non ho un “contatto di ritorno”, e purtroppo capita che mi perda il seguito di una discussione altrove.
    Ecco perché far visita di rimando, spesso, può servire anche da promemoria per continuare un discorso figo.

    Moz-

    1. Riccardo Esposito

      Ciao!

      Per questo nel mio blog ho inserito la spunta “Segui la discussione”. In questo modo puoi seguire con comodità i commenti degli altri lettori: consiglio a ogni blogger di inserirlo.

  2. Devi creare contenuti che sappiano accendere l’interesse.

    Che cosa c’è di interessante, in un articolo che ribadisce l’importanza di un commento? I dati, dove sono? Le tue (giuste) osservazioni, si riferiscono ad uno status quo, non ad una prassi esistente. Al giorno potremo leggere centinaia di blog (tantissimi), ma quante volte l’utente italiano è interessato a commentare sullo stesso articolo?
    Piuttosto commenta con una condivisione: l’utente web italiano, non è un utente da blogger. È da social.

    Qui cade l’importanza del commento (nella sua eccezione classica) ed arriva l’importanza di un commento “che condivide” autonomamente. Come DisqUs.

    E tu, non lo usi.

    1. Riccardo Esposito

      Ciao Andrea,

      L’utente web italiano non è un utente da blogger. È da Social.

      Permettimi di non essere d’accordo con questa affermazione. In primo luogo è sbagliato di parlare di utente italiano: si lavora sulla nicchia, non su un’utenza nazionale. E i numeri di tanti blog del settore e possono confermare l’importanza dei Commenti nell’economia del blogging.

      Puntare solo sulle condivisioni, per me, vuol dire limitare il raggio d’azione del blogging. La condivisione è una cosa, il commento è un’altra.

      1. Corretto finché rimaniamo saldi alla definizione di commento e quella di condivisione. Ma non è più così. Io parlo di utente web italiano, ma è ovvio che non ti è chiara la differenza con l’omologo interazionale.

        Blog internazionali, hanno una considerevole numero di commenti, perché? Non so, ma di fatto l’utente italiano difficilmente commenta (anche di nicchia), preferisce condividere, rendersi protagonista con la sua cerchia, proponendo contenuti di altri. Ovviamente, dicendo la sua e commentando (nella condivisione).

        1. Riccardo Esposito

          Mi sembri molto sicuro delle tue affermazioni. Immagino che tu abbia dei dati concreti per avvalorare il tutto. O si tratta solo di una tua riflessione?

          PS – Continuo a non essere d’accordo sul fatto che i lettori italiani non commentano. Riguardo la differenza tra utente italiano e internazionale: me la vuoi spiegare tu con precisione?

          1. No, non ho dati al riguardo.

            Noterai come il suo invito a commentare ad “uscire dalla nicchia di addetti ai lavori” non sia stato messa in pratica. Guarda i commenti su g+ annessi al suo articolo: noterai come siano solo 1-2 i REALI commenti, mentre tutti gli altri sono essenzialmente reshare con una frase, per invitare amici e conoscenti a cliccare attraverso la propria condivisione. Quindi, non contribuiscono in alcun modo alla discussione (cosa che ho fatto notare in un mio articolo).
            E come questi caso, ne puoi trovare a bizzeffe.

            L’utente italiano è tendenzialmente, mi raccomando, autocelebrativo: non gli interessa realmente commentare, fintanto che può condividere sul proprio profilo. Sete di attenzione, oppure vera vittima dei socialnetwork? Non lo so.

            Invece, vedendo i blog internazionali, la comunicazione è più legata al blog, alla fonte, all’articolo. C’è una propensione a condividere come community? Oppure il socialnetwork è inteso come supporto per un altro tipo di comunicazioni? Non sarà il retaggio tecnologico che colpisce molte nazioni?

            Questa è la differenza. Credo.

            1. Riccardo Esposito

              Ciao Andrea,

              Io credo che queste affermazioni siano piuttosto generiche. Basta guardare il mio blog: quanti commenti ci sono? E in quello di Daniele Imperi? E in quello di MikiMoz? E in quello di Monia Papa?

              Ogni articolo raccoglie decine di commenti. Come spieghi questi casi? Sono blogger italiani che raccolgono commenti da parte di lettori italiani…

            2. Ma, sai, rimango assai perplesso di fronte a certe affermazioni. Non che le tue argomentazioni non siano potenzialmente interessanti, ma mi sembrano tesi confuse e povere di dati. Pensaci bene: cosa sarebbe un blog senza commenti? Non sarebbe più un blog. Per me (e bada, sono un commentatore italiano), la presenza dei commenti è fondamentale quanto quella del post stesso. Spesso, come in questo caso, se non fosse per i commenti aperti di Riccardo, questo post sarebbe caduto nel dimenticatoio dopo 10 minuti. Grazie ai commenti il blog diventa il luogo della discussione, il punto di ritrovo per chi vuole dire la sua rispetto a un certo argomento.

              Come fai a essere così sicuro che ci sia questa abnorme differenza tra un commentatore italiano e uno “internazionale”? Chi è il commentatore internazionale?
              Mi sembra che tra i blog italiani non manchino numerosi esempi che smentiscono appieno le tue affermazioni. Come del resto anche tra i blog esteri.

              (E poi, pensaci bene: perché i blogger più autorevoli non usano Disqus?)

    2. DisqUs è un commento che condivide? Che significa? DisqUs ti obbliga a iscriverti a un sito per commentare in un altro e già questo è assurdo. DisqUs spesso – anche se qualcuno dice il contrario – non carica i commenti e di fatto, quindi, inibisce il dialogo.

      Per quanto riguarda i blog internazionali, non possiamo fare un raffronto perché sono altri popoli, quindi hanno un altro modo di comunicare e di rapportarsi al blogging.

      Neanche io sono d’accordo sul fatto che l’utente web italiano sia da social. Il fatto che molti, poi, condividano e non commentino significa, a mio parere, che condividono senza neanche leggere. Condividere equivale a un’operazione di un secondo o due. Commentare richiede invece qualche minuto.

  3. Chiamata in causa dico più che volentieri la mia 🙂

    1) “L’utente web italiano”, come etichetta affibbiata a caso, non esiste. Diverso sarebbe il discorso se si parlasse di dati concreti coi numeri alla mano. Diverso ma comunque non sufficiente. Sarà che io alle sedicenti infallibili statistiche, in questi casi, preferisco sempre considerare Luca, Dario, Chiara… Insomma, i singoli lettori.

    2) Non ho capito neanche io la definizione di Disqus come “commento che condivide autonomamente”. Anzi, ne approfitto per dire che io, Disqus, non lo condivido per niente e trovo che, al contrario, sia un deterrente potentissimo per la voglia di commentare.

    3) Il blogger, in sé, non può decidere su cosa puntare. Mi spiego meglio: un blogger può preferire i commenti o le condivisioni o desiderare, comprensibilmente, entrambe le cose ma, a conti fatti, ciò conta poco. Perché è sempre il lettore che sceglie. E il lettore non è una creatura mitologica con fattezze strampalate. Il lettore sei tu, sono io. Per questo è inutile cercare di forzare commenti e condivisioni con domande che fingono interesse. La parola chiave dell’articolo di Riccardo credo sia proprio questo: fingere è sempre controproducente. Se non a breve termine di certo a lungo termine.

    4) Non “devi creare contenuti che sappiano accendere l’interesse” nel tentativo di far commentare “l’utente web italiano” che tanto però non commenta perché “l’utente web italiano non è utente da blogger. È da social”. Tu devi creare i contenuti che sei in grado di creare, nel miglior modo in cui sei capace di farlo e stare a guardare.

    5) Ammesso che “l’utente italiano” ami celebrare se stesso (quel tendenzialmente messo lì lo trovo un po’ superfluo considerando che le affermazioni precedenti sono state declamate con assoluta certezza) ciò non significa che solo i social network. Credo, anzi, che un bel commento possa essere una grande opera di autocelebrazione, per esempio.

    1. Riccardo Esposito

      Bisogna anche dire che oggi c’è una naturale tendenza a scappare dai blog per dirigersi sui social. I commenti su Facebook, Instagram e Pinterest aumentano a dismisura. Quelli su piattaforme come blog WordPress diminuiscono.

  4. Ciao Daniele e ciao Monia Papa.
    Le vostre certezze sono il frutto di esperienze dirette, o indirette ma conclamate. L’utente web italiano, o utente medio, che esce dal guscio del social (o meglio, da facebook), commenta molto più facilmente tramite una condivisione.

    Disqus, grazie alla possibilità di notificare sui propri profili, ogni nostro commento, invoglia un utente. Perchè non funziona? Come fa ad essere un forte deterrente? Abilitate il commento anonimo et voilà, risolto anche quello!

    Daniele, giustamente, indica un problema di servizio (e qui non ho nulla da dire, nulla è infallibile) ed una remora da parte dell’utente a commentare. Ma se l’articolo non è banale, o suscita nel lettore una scintilla di (dis)approvazione, non c’è barriera che tenga! Anzi, potrebbe essere più nocivo richiedere l’@mail personale.

    Monia Papa, che dire: cosa c’è di più autocelebrativo del social network? Basta che “fai qualcosa”, premi invio, et voilà tutti lo sanno già!
    Invece, un commento su un blog, come faccio a notificarlo?
    Se fosse vera la tua affermazione, allora gli stessi social network non sarebbero mai entrati, con prepotenza, nelle strategie di web marketing. Abbiamo visto, tutti quanti, come nelle fan page, i commenti diano adito a vere e proprie guerre, o nel migliore dei casi a materiale per nuovi articoli.

    Provo a guardare i numeri di questo stesso articolo. Sommo il totale delle condivisioni (nella barra a lato) e guardo il numero dei commenti. Come può essere il commento, più autocelebrativo dello stesso commento sui socialnetwork?

    Ora chiedo a voi, il mio link all’articolo di rudybandiera è un esempio di come le condivisioni siano divenute, di fatto, un nuovo modo di commentare. Eppure, troppo spesso, l’utente si limita a “riassumere” il concetto espresso nell’articolo, senza aggiungere alcunché. Non è forse un modo di commentare “senza dire nulla”? O meglio, visto il caso, un modo per essere protagonisti tra le proprie cerchie?

    Beh, un utente di questo tipo, l’ho chiamato utente web italiano. Suona malissimo, ma il succo è quello: condivide per protagonismo, non per contribuire. E nell’atto di condividere, commenta “a vuoto” magari solo con il titolo e basta.
    Se il nome non vi piacesse, cambiatelo: ma la sostanza è quella.

    1. Se vedo che Disqus non fa apparire i commenti, io lascio perdere. Chi vuoi che torni a vedere se Disqus ha deciso di funzionare?

      L’email non è un deterrente, perché è risaputo che non appare nel commento. Inoltre stai commentando in casa mia, ho quindi diritto ad avere certi dati. I commenti anonimi non li prendo in considerazione, nel senso che non li approvo nei miei blog.

      Il numero di condivisioni inoltre non è da considerare: questo post ne ha ora 123, ma può benissimo significare che uno stesso utente lo ha condiviso ovunque. Io, personalmente, non lo prendo come un parametro per valutare un post.

      Una condivisione non è un modo di commentare: sono due cose differenti. Io commento per lasciare il mio parere, positivo o negativo, sul tuo articolo. Condivido ciò che reputo utile agli altri o ciò che mi è piaciuto.

      Certo, ci sono quelli che non aggiungono nulla nel commento, ma, per mia esperienza diretta, sono stati rari.

    2. Riccardo Esposito

      Ciao Andrea,

      Mi dispiace, non riesco a capire il senso di questo commento. Ti ripeto il mio punto di vista: i commenti sono una cosa, le condivisioni un’altra. Parlare di utente web italiano non ha senso. Ci sono migliaia di nicchie, ognuna con il proprio atteggiamento nei confronti del web.

  5. Ciao Daniele,
    pertanto la condivisione è una cosa a sé (quasi collaterale e di diversa importanza) rispetto al commento? Così perdi potenzialità, probabilmente più redditizie (in termini di condivisione).

  6. Guarda Riccardo, di come aumentare o meno i commenti non ne ho la minima idea. Personalmente ne ricevo pochissimi, spesso nessuno, ma non uso questi come metro del valore di quanto scrivo, forse perché ho poi richieste specifiche in privato, quindi l’obiettivo l’ho raggiunto (peraltro spesso arrivano a distanza di tempo). Però posso dirti cosa limita molto me al lasciare un commento: Disqus mi blocca, usalo senza darmi alternative e il mio commento non lo avrai – I commenti solo tramite g+ o tramite fb sono per me un’altro deterrente. Ti commento se mi interessa l’argomento, se ho qualcosa da dire in merito, se l’operazione è semplice e veloce. Costringimi ad essere loggiato a qualunque social o servizio e il mio commento non ci sarà. E aggiungo un piccolo OT: se per condividere devo autorizzare qualche applicazione, in questo caso perderai anche la mia condivisione.

    1. Riccardo Esposito

      Le semplicità con la quale si può lasciare il commento è uno degli elementi principali per aumentare le interazioni. Altrimenti diventa veramente difficile.

  7. Io mi sono resa conto di una cosa: facevo blogging prima dei social e i commenti erano tantissimi, anche se le visite non erano altissime. La gente conversava e aveva quasi solo quello per farlo con i blogger (c’erano le chat private, messenger ma non era lo stesso). Adesso, da quando i social sono praticamente di uso comune è più facile ricevere un riscontro sul social piuttosto che sul blog. A me per esempio capita spessissimo che le ragazze leggano il post e poi mi lascino il commento sotto il link su facebook. E io sto lì a disperarmi perché la stessa domanda avrebbero potuto pormela sul blog e invece ciccia.

    Ecco in questo caso, come si fa? Perché mi sto scervellando ma non ho ancora trovato il metodo!

    1. Riccardo Esposito

      Io chiedo di lasciare lo stesso commento sul blog per alimentare la discussione sulla piattaforma principale. In modo che possano leggere anche gli altri lettori.

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